Pontormo:
Il nome reale del pittore è Iacopo
Carrucci nato a Pontorme - Empoli nel 1494 e scomparve a firenze nel
1556.
La formazione
Figura emblematica del
manierismo italiano. Formatosi nelle botteghe fiorentine di Piero di
Cosimo e di M. Albertinelli, lavorò nella bottega di Andrea del Sarto a
fianco di Rosso Fiorentino. Nelle prime opere rilevanti fino alla
"Visitazione" affrescata nel 1516 nel chiostro della SS. Annunziata egli
reagì tuttavia al misurato e dolce classicismo di Andrea con un segno
nervoso e vibrante iniziando quel processo di corrosione della
dimensione classica che appare già avanzato nella "Pala Pucci" del 1518
in S. Michele Visdomini.
Le difficoltà
Da questo momento il percorso
del Pontormo che, salvo forse due viaggi a Roma operò sempre a Firenze,
rappresenta la fase più tormentosa del manierismo fiorentino;
praticamente isolato, nonostante godesse della protezione dei Medici
egli continuò a sperimentare forme sempre più raffinate, in una
dimensione che negli anni si fece via via più inquieta, come ci tramanda
il "suo diario" dal 1554-56. Lungo questo percorso si collocano le
"Storie di Giuseppe" per la camera Borgherini ora nella National Gallery
di Londra, colme di riferimenti nordici, ad A. Durer e Luca da Leida
come l' "Adorazione dei Magi" del 1523 ca. ora a Palazzo Pitti a
Firenze; la lunetta della villa di Poggio a Caiano con Vertunno e Pomona
del 1521; il ciclo delle "Storie della Passione" affrescato alla certosa
del Galluzzo del 1523-25; "Cena in Emmaus" ora nella Galleria degli
Uffizi; ritratti di acutissima interpretazione psicologica tra cui
"Cosimo il Vecchio" ora nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
La maturità
Nella piena maturità del suo
stile le forme dei corpi si allungano e si gonfiano oltre misura,
invadendo uno spazio come nella "Deposizione" del 1526- 28 nella S.
Felicità di Firenze, o nella "Visitazione" a Pieve di Carmignano, mentre
l'astratto colorismo è ormai slegato da qualunque rapporto col reale.
L'ultimo approdo della vicenda del Pontormo furono gli affreschi del
coro di S. Lorenzo, purtroppo andati distrutti nel 1738, ne restano
solamente numerosi disegni preparatori.
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