SCAPIGLIATURA

La
scapigliatura fu un movimento artistico e letterario
sviluppatosi nell'Italia settentrionale, che ebbe il suo epicentro a
Milano e che poi si andò affermando in tutta la penisola,
soprattutto negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta dell'Ottocento.
La parola, che si impose nel corso degli anni Cinquanta
dell'Ottocento, è la libera traduzione del termine francese bohème
(vita da zingari), riferito alla vita disordinata e anticonformista
degli artisti parigini descritta nel romanzo di Henri Murger Scènes
de la vie de bohème (1847-49).
Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione contro la
cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Uno dei primi
obiettivi della loro battaglia fu il moderatismo della cultura
ufficiale italiana. Si scagliarono sia contro il romanticismo
italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il
provincialismo della cultura risorgimentale. Guardarono in modo
diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che
legava quella fisica a quella psichica. Di qui il fascino che il
tema della malattia esercitò sulla loro poetica, spesso
riflettendosi tragicamente sulla loro vita che, come quella dei
bohémiens francesi, fu per lo più breve.
La Scapigliatura, che non fu mai una scuola o un movimento
organizzato con una poetica comune precisamente codificata in
manifesti e scritti teorici, ebbe il merito di far emergere per la
prima volta nel nostro paese il conflitto tra artista e società,
tipico del romanticismo straniero: il processo di modernizzazione
post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, soprattutto
quelli di stampo umanista, ai margini della società e fu così che
tra gli scapigliati si diffuse un sentimento di ribellione e di
disprezzo radicale nei confronti delle norme morali e delle
convinzioni correnti che ebbe però la conseguenza di creare il mito
della vita dissipata ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).
Negli scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica (una
lirica di Arrigo Boito si intitola appunto Dualismo) che sottolinea
lo stridente contrasto tra l'"ideale" che si vorrebbe raggiungere e
il "vero", la cruda realtà, descritta in modo oggettivo e anatomico.
Si sviluppa così un movimento che richiama innanzitutto i modelli
tipicamente romantici tedeschi di E.T.A. Hoffmann, Jean Paul,
Heinrich Heine, ma soprattutto Charles Baudelaire.
Tra i maggiori protagonisti, si ricordano in campo letterario Cletto
Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti), Vittorio Imbriani, Giovanni
Camerana, Iginio Ugo Tarchetti, Arrigo Boito ed Emilio Praga, in
campo artistico lo scultore Giuseppe Grandi e i pittori Tranquillo
Cremona, Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni, in campo musicale lo stesso
Boito (che fu compositore e librettista), Alfredo Catalani e
Amilcare Ponchielli. Anche Giacomo Puccini mosse i suoi primi passi
all'interno del mondo della Scapigliatura. |