Mimmo
Rotella: Catanzaro 7 ottobre 1918, Milano 8 Gennaio 2006 - Iscrittosi
all'Accademia di Belle Arti di Napoli, la abbandonò nel 1941, allorché
un impiego al ministero delle Poste e Telecomunicazioni gli offrì la
possibilità di trasferirsi a Roma. Dopo il servizio militare ritornò a
Napoli nel 1944 per completare i suoi studi all'Accademia, prima di
trasferirsi di nuovo a Roma l'anno seguente. Dal 1945 al 1951 esplorò
una grande varietà di stili; verso la fine di questo periodo tenne la
sua prima personale alla Galleria Chiurazzi di Roma. Nel 1951 una borsa
di studio Fulbright gli diede l'opportunità di visitare gli Stati Uniti
e di studiare all'Università di Kansas City, nel Missouri. Nel 1952
espose alla Rockhill Nelson Gallery di Kansas City e tenne dei recital
di poesia fonetica nella stessa città e alla Harvard University di
Boston. Al suo rientro in Italia Rotella attraversò una crisi che durò
un intero anno, nel corso del quale smise di dipingere. A quell'epoca
cominciò a subire il fascino dei manifesti pubblicitari lacerati sui
muri di piazza del Popolo a Roma, dove si trovava il suo studio. Ricorda
l'artista: "Ne ero veramente impressionato, specialmente quando pensavo
che la pittura in quanto tale era finita e che bisognava scoprire
qualcosa di nuovo, di vivo, di attuale. E così, di sera, cominciai a
fare a pezzi i manifesti. In questo modo Rotella inventò il "décollage",
così chiamato perché egli strappava strisce di carta dagli strati delle
affissioni (che poi incollava su supporti di tela) invece di incollare
pezzi di carta come in un collage tradizionale. Rotella lavorava sia con
il recto che con il verso dei manifesti; nel secondo caso venivano a
mancare lettere e immagini, restando solo il colore della carta e il
rosso intonaco delle pareti da cui i posters erano stati rimossi. E
difficile stabilire il peso avuto dal soggiorno americano di Rotella
nella sua invenzione del décollage; in particolare, non si sa se egli
avesse visto le fotografie di segnali stradali di Walker Evan e il suo
Toni Movie Poster (1930). Nel 1951-52 anche Aaron Siskind eseguiva
fotografie "astratte" di manifesti strappati e di pittura scrostata. Le
composizioni dei décollages di Rotella sono molto vicine anche ai
dipinti di Willem de Kooning degli anni Quaranta, la cui pennellata
gestuale trova un equivalente nella violenta lacerazione delle strisce
di carta, sebbene i critici abbiano interpretato l'opera di Rotella come
un ironico rifiuto dell'espressionismo astratto, con la sua presunta
enfasi posta sull'impegno emozionale e sull'autoanalisi. Dopo il 1958
Rotella abbandonò gradualmente le composizioni puramente "astratte" in
favore di décollages che conservavano una certa coerenza dell'immagine
sottostante. Più che trattare gli strati di posters come materiale
inerte con cui dare forma alle proprie composizioni, egli cominciò a
vederli come testimonianze importanti che reclamavano propri diritti,
come frammenti significativi di realtà da alterare ma non da oscurare.
Questa tendenza culminò nel soggetto esplicito della serie Cinecittà,
immagini delle stelle del cinema italiano esposte per la prima volta nel
1962. Indipendentemente da Rotella tre artisti parigini — Raymond Hains,
Jacques Mahé de la Villeglé e Francois Dufrène — stavano a loro volta
sperimentando sui manifesti pubblicitari come materiale artistico. La
loro opera tuttavia fu divulgata solo nel 1958 dal critico francese
Pierre Restany, il quale nel 1960 si fece promotore della corrente dei
"nouveaux réalistes". Originariamente tra i membri del gruppo c'erano
Arman, Yves Klein, Martial Raysse, Daniel Spoerri, Jean Tinguely e i tre
artisti francesi sopra citati. Rotella espose per la prima volta con i
"nouveaux réalistes" nella mostra "40° audessus de dada", tenutasi a
Parigi nel maggio 1961. Nel 1964 egli lasciò Roma per stabilirsi nella
capitale francese. A quel tempo Rotella aveva abbandonato il décollage
per una nuova tecnica che chiamò dei "reportages": opere eseguite
proiettando fotografie di giornali, bozze e altri materiali stampate su
tela sensibile. Rotella definì questa attività "arte meccanica" o,
abbreviando, "mec art". Nel 1966 cominciò a produrre quadri sviluppando
ritratti di colleghi artisti eseguiti con la Polaroid. Nel 1972 pubblicò
un'autobiografia, Autorotella, e nel 1975 uscì una registrazione delle
sue poesie (Poesie fonetiche, 1949-75). Negli anni Ottanta è tornato
alla tecnica della pittura su tela e al soggetto dei film italiani. Ha
voluto lavorare sino all’ultimo alle sue Marilyn, realizzandone ancora
12, nonostante il terribile dolore alle ossa; sa che dovrà morire ma
dice di non avere paura, sistema le ultime cose e chiede di essere
accompagnato a casa ai suoi assistenti, Paolo Nava e Piero Mascitti,
dove morirà poche ore dopo.
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