

Artinvest2000: Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, Sassonia, 15 ottobre 1844 - Weimar, 25 agosto 1900)

Friedrich Wilhelm Nietzsche è stato uno dei maggiori filosofi ottocenteschi ed ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. Il pensiero di Nietzsche è uno spartiacque della filosofia contemporanea ed è oggetto di divergenti interpretazioni.
Friedrich Wilhelm Nietzsche è il primogenito del
pastore protestante Karl Ludwig, reazionario monarchico, già
precettore alla corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia,
come il marito, di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due
figli, Elisabeth e Joseph, che muore nel 1850.
Il 30 luglio 1849 muore il padre, già affetto da disturbi psichici e
la famiglia si trasferisce l’anno dopo a Naumburg, dove Friedrich
inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia
apprende la musica e il canto, compone poesie, legge Goethe,
Holderlin e Byron; nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di
Pforta e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder
fonda l’associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare
i suoi interessi letterari e musicali; per l’associazione scrive
alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato,
visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di
Emerson, specie quelli inclusi in Conduct of Life (1860).
Conclusi gli studi secondari nel 1864, entra nell’Università di Bonn
come studente di teologia e s'iscrive nella corporazione studentesca
Franconia. Durante una gita a Colonia, avrebbe contratto – ma la
notizia è incerta – la sifilide, alla quale si fa risalire l’origine
della sua malattia mentale. Nel 1865 si iscrive all’Università di
Lipsia, per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di
Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e
Suida, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson
e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione.
Conosce nel 1867 Erwin Rohde; approfondisce lo studio dell’opera di
Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su
Teognide appare nella rivista Rheinisches Museum diretta da Reischl.
Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di
artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg: nel marzo dell’anno
successivo si infortuna seriamente cadendo da cavallo e a ottobre
viene congedato. Tornato a Lipsia, l’Università lo premia per il suo
saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante
privato. L'8 novembre conosce in casa dell'orientalista Hermann
Brockhaus Richard Wagner.
Il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura
greca dell’Università di Basilea grazie all'appoggio di Ritschl
tenendovi, il 28 maggio, la profusione sul tema Omero e la filologia
classica mentre l’Università di Lipsia gli concede la laurea sulla
base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum; nella stessa
Basilea conosce Jakob Burckhardt.
Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di
Tribschen, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito:
"ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è
indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono
ancora".
All'inizio del 1870, Nietzsche tiene a Basilea delle conferenze ("Il
dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il
suo primo volume, "La nascita della tragedia" (1872). A Basilea
stringe amicizia col professore di teologia Franz Overbeck, che gli
rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue
opere, nonostante che la sua posizione accademica rendesse la cosa
alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia
di religione.
Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di
essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare
come infermiere alla guerra, visto che la neutralità della Svizzera
gli impedisce di arruolarsi in reparti combattenti. Dopo poche
settimane al fronte si ammala di difterite, viene curato e
congedato. Nel frattempo scrive "La visione dionisiaca del mondo" ed
abbozza "La tragedia e gli spiriti liberi" ed un dramma intitolato
"Empedocle", in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei
temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità.
Per motivi di salute, Nietzsche dovette abbandonare l'insegnamento e
vivere spostandosi continuamente da luogo a luogo, in particolare
sulla costa italiana a Genova e Rapallo, quella francese a Nizza, ed
in alta Engadina a Sils Maria. Conobbe Lou Andreas Salomé nel 1882,
alla quale propose il matrimonio, che ella rifiutò.
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, si trasferì a
Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà
L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato
postumo).
È datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico: mentre
si trovava in piazza Carlo Alberto, vedendo il cavallo di una
carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l'animale e
pianse; in seguito si buttò a terra urlando ed in preda a spasmi.
Dalla crisi non si riprenderà più. Ricoverato prima in una clinica
psichiatrica a Basilea, viene trasferito a Naumburg per essere
invano curato dalla madre, prima, e dalla sorella Elisabeth Förster
Nietzsche, poi. Trasferito nella casa di Weimar, dove la sorella ha
fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore il 25 agosto 1900. La natura
della sua follia resta ancora un mistero. Nei frammenti teorizzava
l'autodistruzione della reputazione tramite una follia recitata come
una forma di ascesi superiore.
Filosofia
La filosofia di Nietzsche parte dalla rivalutazione delle filosofie
pre-socratiche, in particolare la filosofia di Eraclito, a sfavore
del periodo classico, visto come affermazione della visione
razionale e quindi decadente. La tragedia greca fu interpretata come
massima espressione dello slancio vitale o "momento dionisiaco" che
si contrapponeva a quello Apollineo. Proprio per questo vedeva
Socrate come il padre di quella filosofia che degradava l'uomo in
quanto tale a favore della conoscenza razionale: da qui le radicali
critiche all'"intellettualismo etico" e alla logica. Altro grande
nemico di Nietzsche fu Platone, considerato il fautore della
metafisica, attraverso la sua affermazione di un mondo dietro il
mondo. Da Platone egli traccia una linea rossa fino ad arrivare a
Kant e all'idealismo tedesco. Tutta l'opera di Niezsche sarà la
demolizione di ogni metafisica e la critica di ogni idealismo.
Nietzsche criticò, quindi, i valori fondamentali della società
(filosofia, cristianesimo e democrazia), giungendo alla negazione di
qualsiasi principio trascendente e della stessa morale, così come di
ogni concezione tradizionale, arrivando ad appellare la storia
stessa come lungo processo di decadenza dell'uomo, come negazione
della vita ed all'affermazione della libertà come destino dell'uomo.
Destino che dovrà essere perseguito attraverso l'esercizio della
volontà di potenza, e che condurrà l'uomo alla condizione di
superuomo(l'uomo superato e non superiore).
Del pensiero dell'illustre pensatore si appropriò l'ideologia
nazista, anche a causa delle false indicazioni naziste e razziali
inserite dalla sorella Elisabeth, sposata con un antisemita, nel
materiale inedito, dopo la morte del filosofo. La concezione nazista
di superuomo è sì al di là del bene e del male ma che usa la
violenza senza alcun valore etico contrariamente all'oltreuomo di
Nietzsche che crea dei valori nuovi.
Soprattutto Nietzsche sosteneva che chiunque poteva tentare di
diventare un "superuomo" e non solo pochi individui come sosteneva
il nazismo.
Il pensiero di Nietzsche
Nietzsche mostra come i grandi valori della cultura occidentale,
quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, vadano
distrutti e smascherati. C’è nell'uomo una sostanziale paura della
creatività della vita, che produce valori collettivi sotto la cui
giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata.
Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di
nullificazione. La storia della cultura occidentale è pertanto la
storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza.
Nichilismo è il processo per cui i concetti capitali della
metafisica (essere, verità, realtà, ecc…) si nullificano e si
rivelano infondati. Nietzsche afferma che il nichilismo passivo (Schopenauer)
coincide con la perdita o sfiducia di fede nell'uomo europeo e nei
valori della sua civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con
la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche
che colpiscono l'umanità. Nel nichilismo viene meno anche la fiducia
nella scienza, che ha ispirato il positivismo. L'uomo nichilista è
caduto nell'angoscia per aver scoperto che i fini assoluti e le
realtà trascendenti non esistono. Ma l'uomo ha dovuto illudersi per
dare un senso all'esistenza, in quanto ha avuto paura della verità,
non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha
alcun senso". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito
secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo
non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo
metafisiche, religioni, morali. L'umanità occidentale è passata
purtroppo attraverso il cristianesimo e percepisce un senso di
vuoto, conseguente alla "morte di Dio", e cioè al venir meno di ogni
certezza metafisica (perdita totale del senso di vita), conseguente
alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non
sorgerà il superuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea che
l'Universo non ha un senso assoluto, anche dopo la scoperta della
morte di Dio, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti
rimpiazzando il vecchio Dio con dei sostituti idolatrici quali, ad
esempio, lo Stato, la scienza, ecc… La mancanza, però, di un senso
assoluto metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo
nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia
possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e
riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e
delle virtù della volontà di potenza(nichilismo attivo). L'uomo,
ergendosi al di sopra del caos della vita, impone i propri
significati e la propria volontà. Costui è il superuomo, cioè l'uomo
che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita.
Attraverso le tre metamorfosi dello spirito, di cui parla nel primo
discorso del testo "Così parlò Zarathustra", Nietzsche mostra come
il motto "Tu devi" vada trasformato dapprima nell' "Io voglio", ed
infine in un sacro "Dire di sì", espresso dalla figura del fanciullo
giocondo.
Spirito Dionisiaco e Spirito Apollineo
Nietzsche nel testo Nascita Della Tragedia fa un'analisi della
cultura e della civiltà greca ed evidenzia che due erano i valori (o
impulsi) dominanti: lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il
dionisiaco (dal dio Dioniso) è l'elemento dell'affermazione della
vita, della spontaneità dell'istinto umano, della giocosità. È
l'impulso che esprime la forza vitale propria del superuomo, è
l'ebbrezza che scaturisce dall'accettazione della vita e che trova
la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza. È
quindi l'affermazione della creatività della vita. la grande
innovazione dello spirito Dionisiaco sta nel fatto che esso
riconduce alla dimensione naturale l'essere umano, che abbandona
ogni forma-costrizione e può liberarsi in un'estasi di natura e
sensi. A questo impulso si sostituisce, pian piano, quello
apollineo, da Apollo, dio della serenità e dell'armonia delle cose,
di un rapporto ordinato fra i vari elementi. Perciò lo spirito
apollineo è l'impulso umano che fugge di fronte al caos, che è
capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che spinge
l'uomo a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali e che
troviamo anche nell'esaltazione dell'uomo estetico decadentista.
Contro Socrate, Platone e il Cristianesimo
Secondo Nietzsche la decadenza è il rifiuto della creatività, della
spontaneità della vita, dunque dello spirito dionisiaco, e il suo
annullamento di schemi e di ideali. Per Nietzsche colui che ha
condizionato la civiltà occidentale verso questo annullamento della
vita è stato Socrate; il peccato di Socrate è di aver sostituito
alla vita il "pensare alla vita" e la conseguenza di ciò è il
non-vivere. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo
astratto ed irreale, e in questo sviluppo della decadenza si
inserisce anche il Cristianesimo. Questo ha prodotto, come Socrate e
Platone, un tipo di uomo malato e represso, in preda a continui
"sensi di colpa" che avvelenano la sua esistenza. Perciò l'uomo
cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è
psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un'aggressività
rabbiosa contro la vita ed ha uno spirito di vendetta contro il
prossimo. Nietzsche più che contro la figura di Cristo (verso cui
per altro non nasconde simpatia, considerandolo un "santo
anarchico"), è polemico contro la Chiesa, le sue regole e i suoi
dogmatismi. Infatti nel testo Così parlò Zarathustra afferma: "vi
scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a
quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono
dispregiatori della vita, sono avvelenati, che siano maledetti!" Da
ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei
valori. Infatti si proclama lui stesso come il "primo immoralista"
della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di
ogni valore o soltanto l'esistenza di un tipo di uomo in preda al
gioco sfrenato degli istinti, il che sarebbe indegno del superuomo,
ma contrappone ai valori antivitali della morale tradizionale una
nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo. Il
superuomo di Nietzsche è nato per vivere sulla Terra, la sua
esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Difatti Zarathustra
afferma "io sono corpo tutto intero e nient’altro". L'anima è solo
una parola che indica qualcosa di interno al corpo, succube di
questo, dominata e manovrata dalla ragione dello stesso: questa
rivendicazione della natura terrestre dell'uomo è implicita
nell'accettazione totale della vita che è propria dello spirito
dionisiaco e del superuomo. La Terra non è più l'esilio e il deserto
dell'uomo, ma la sua dimora gioiosa.
Il periodo "Illuministico"
Questo periodo, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880),
coincide con l'avvento della scrittura aforistica, e risulta
caratterizzato dal ripudio dei vecchi maestri, come Schopenhauer e -
in particolare - Wagner. Nietzsche lo accusa di essere un tipico
decadente, e una malattia che ammala tutto ciò che tocca. In questo
periodo, il filosofo abbandona la "metafisica da artista", per
privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una
cultura mitica. Redentore della cultura non sarà più l'artista o il
genio, ma il filosofo educato dalla scienza. Sarà illuminista, nel
senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura
tramite la scienza, che egli ritiene sia un metodo di pensiero,
piuttosto che un insieme di tutte le scienze particolari. Un metodo
critico di tipo storico e genealogico, perché non esistono realtà
immutabili e statiche, ma ogni cosa è l'esito di un processo che va
ricostruito. I concetti base di questo periodo sono lo spirito
libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica
con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce ad
emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del
mattino che si basa sulla concezione della vita come transitorietà e
come libero esperimento senza certezze precostituite.
La morte di Dio
Nietzsche rifiuta la ricerca della metafisica e della cosa in sé
kantiana. Secondo lui non ha nessun valore. Ritiene il noumeno un
qualcosa al di fuori della vita terrena e priva di qualsiasi
significato. Cercare il noumeno è come cercare Dio. Critica quindi
anche l'arte poiché vedeva nell'artista il genio, colui che si
innalza sopra gli altri uomini. Tutte queste cose che nascondono
valori umani, concreti, sono secondo Nietzsche delle maschere, di
fronte alle quali l'uomo ha paura. I valori del Cristianesimo non
sono altro che ipocrisia: l'altruismo nasconde l'egoismo, che
socialmente è un valore negativo, la solidarietà l'interesse, ecc…
Probabilmente a seguito della sua riscoperta di uno filosofo già
amato in gioventù, Emerson (che si riteneva un "professore della
gaia scienza" e si poneva agli antipodi di Schopenhauer), nella Gaia
Scienza Nietzsche delinea il tentativo di uscire dalla decadenza,
teorizza una conoscenza che sia gaia, vitale (vitalismo), una
conoscenza che non sia più legata al sacrificio degli istinti, degli
impulsi umani, ma che liberi l'uomo da qualunque schematismo, da
qualunque legame metafisico e morale. Alle linee guida emersoniane,
Nietzsche aggiunge una critica della religione che approfondisce, in
sostanza, il lavoro di Voltaire. Nietzsche afferma che i valori
morali nascondono anche l'incapacità dell'uomo di vivere secondo
quei valori terreni spontanei e vitali, di conseguenza i valori che
vengono affermati sono quelli degli schiavi, cioè dei vinti, di
quelle persone incapaci di vivere e che si pongono quindi come
valori metafisici e non terreni.
L'Oltreuomo
Nietzsche, radicalizzando il "plus man" emersoniano e la critica
emersoniana del culto degli eroi di Carlyle, propugna l'avvento di
un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai
vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine
umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevole creatore
di valori nuovi. Non sarebbe corretto definire un uomo del genere
superuomo : super indica sopra, quindi 'super-uomo' vuol dire 'colui
che è sopra gli uomini' e li schiaccia. Nietzsche parla piuttosto di
'oltreuomo', (traduzione letterale dal tedesco Über-Mensch):
l'Oltreuomo non schiaccia gli altri, ha dei valori differenti dalla
massa, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e
degli schiavi. L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso
a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta 'morale
aristocratica' che dice "sì" alla vita e al mondo. L'Oltreuomo è
discepolo di Dioniso (come si definisce Nietzsche) poiché accetta la
vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso
come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con "pessimismo
coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai
logori concetti del bene e del male. Per lui ogni istante è il
centro del suo tempo. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è
la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del
mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè
l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità
con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti
ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un
dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà
un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue
scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione,
colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito
libero tout court.
L'Eterno ritorno
La dottrina dell'eterno ritorno è presentata in Così parlò
Zarathustra, in cui uno Zarathustra immaginario, non storico, è
presentato come "maestro dell'eterno ritorno"; tuttavia, non esiste
un'esposizione chiara del concetto. Ciò che ritorna non è qualcosa
in particolare, ma il carattere della conflittualità, non solo della
conflittualità empirica tra elementi materiali, ma anche tra Valori,
tra Verità e Scopi. Inoltre "eterno" significa senza inizio e senza
fine, non fissità, immobilità. "Ritorno" non può significare
ripetizione: se così fosse, infatti, bisognerebbe pensare ad una
temporalità finita in cui siano determinabili un prima e un dopo, e
quindi un punto a cui e un punto da cui qualcosa ritorna. Ma in tal
modo "ritorno" non potrebbe stare insieme ad "eterno" nel senso in
cui "eterno" significa senza inizio e fine: senza inizio e fine,
infatti, esclude la possibilità di pensare la forma della
successione e, quindi, di usare "ritorno" come sinonimo di
ripetizione, Pertanto "ritorno" va inteso come metafora del
divenire.
A questo punto è possibile sostituire la formula "eterno ritorno
dell'uguale" (ewige Weiderkehr des Gleichen) con quella "incessante
divenire della conflittualità". Va necessariamente precisato che l'
"eterno ritorno" non deve diventare oggetto o pretesto di una nuova
religione, inoltre che il pensiero di esso non ha nulla a che fare
con i modelli ciclici, come ad esempio quello stoico. Infatti questa
interpretazione ciclica è propria delle bestie e del nano, che nello
Zarathustra riducono il pensiero dell'eterno ritorno ad una canzone
da organetto.
Le conseguenze dell'intendere e dell'esprimere l'eterno ritorno
dell'uguale come incessante divenire della conflittualità sono
rilevanti, in particolare ne deriva la necessità di cogliere e
vivere l'innocenza del divenire, di abbracciare il presente,
l'attimo nella sua interezza, piacere e dolore, vita e morte, un
dire di sì a tutto: se infatti il carattere del divenire è proprio
non solo delle cose da valutare ma anche dei criteri di valutazione,
non è possibile cadere nella presunzione di dare un giudizio
definitivo ed assoluto su alcunché. Perciò Nietzsche potrà affermare
che il divenire "è giustificato in ogni attimo".
Ma a loro volta, la comprensione e l'esperienza dell'innocenza del
divenire portano a conseguenze altrettanto rilevanti: in primo luogo
conducono all'emancipazione dal finalismo: se tutto diviene,
divengono anche i fini, e nessuno di essi può legittimamente
pretendere di porsi come Fine Ultimo. Non solo: liberarsi dal
finalismo significa guarire anche dalle sue complicazioni più
pericolose: dalla superficie dell'intenzionalità delle azioni; dalla
credenza che la storia umana abbia un fine supremo; dall'ipotesi che
la natura si sviluppi secondo qualche direzione. In secondo luogo,
assumere pienamente l'innocenza del divenire significa liberarsi
dall'illusione di poter intendere e definire ogni azione umana in
modo netto e inequivocabile.
Ma v'è anche un'altra importante conseguenza a cui porta
l'esperienza dell'eterno ritorno: la guarigione dal risentimento e
dalla volontà di vendetta. Entrambe queste malattie dipendono
infatti dal considerare il passato come uno stato di cose in cui è
possibile individuare qualcuno responsabile di qualcosa; d'altra
parte considerando in tal modo il passato, spesso si costruisce il
futuro come risposta risentita, come progetto di rivalsa e come
occasione di vendette.
Osservazioni critiche e confronti
La filosofia di Nietzsche si pone come reazione tanto allo
storicismo hegeliano quanto al positivismo. Per quanto riguarda la
filosofia idealista tedesca e, in particolare, l'hegelismo,
Nietzsche rifiuta la concezione di un assoluto razionale che si
svolga nella storia. Egli non accetta che le vicende dei popoli e
degli individui siano regolate dalle leggi della dialettica, né che,
talvolta, nella sua "astuzia", la ragione si serva dei loro
interessi per conseguire i suoi fini. Nietzsche rifiuta ugualmente
di racchiudere la filosofia in un sistema: la sua concezione
filosofica infatti è quanto di meno sistematico si possa immaginare.
La sua è una filosofia che vuole presentarsi strettamente
intrecciata con la vita, per cui qualsiasi tentativo di sistemare,
di ordinare le idee, uccide la forza spontanea che è nella vitalità;
uccide lo stesso divenire umano, pretendendo di fermare ciò che non
si può fermare, vale a dire la vita stessa. Forte è anche la
reazione al positivismo che vorrebbe spiegare le vicende umane
secondo le ferree leggi della causalità meccanicistica. In comune
hegelismo e positivismo, agli occhi di Nietzsche, hanno la pretesa
di subordinare l'uomo alla tirannide della ragione, una tirannide
che il filosofo tedesco fa iniziare da Socrate, coinvolgendo così,
nel suo giudizio negativo, tutto il pensiero razionalista che da
Socrate e Piatone, passando per Cartesio e l'illuminismo, è arrivato
fino al positivismo: come dire, la spina dorsale del pensiero
occidentale. La scienza non è, per Nietzsche, che una forma di
ascetismo altrettanto innaturale quanto quello che distrugge ciò che
è di più vivo nell'uomo, il suo stesso spirito vitale. Ma,
nonostante il suo accanimento antipositivista, il pensiero di
Nietzsche presenta profonde analogie con la concezione darwiniana
della lotta per la vita e della selezione naturale, con il
predominio del più forte sul più debole che in questa lotta si
realizza. Il filosofo tedesco però si differenzia da Darwin perché
ritiene che la lotta vitale non sia semplicemente per l'esistenza,
ma per la supremazia. Nel suo pensiero, si può scoprire anche
qualche ere¬dità dell'illuminismo nella misura in cui viene respinta
qualsiasi trascendenza, qualsiasi velleità metafisica: il superuomo
non è un essere che trascende la natura umana, ma, al contrario,
vive totalmente immerso in una dimensione umana e del tutto terrena,
e, molto significativamente, l'opera Umano, troppo umano è dedicata
a Voltaire, uno dei principali filosofi dell'illuminismo. Nel
pensiero di Nietzsche sono riscontrabili tracce significative delle
concezioni di Schopenhauer, che del resto il filosofo di Umano,
troppo umano aveva profondamente ammirato durante la sua giovinezza.
Il mondo è dominato da una volontà di vita, ma, a differenza di
quanto affermava Schopenhauer, non si tratta di una volontà cieca,
bensì della volontà di potenza che s'incarna nella figura del
superuomo. A questo punto Nietzsche rimprovera al suo antico maestro
di aver assunto un atteggiamento rinunciatario e di avere creato un
altro sistema morale basato sulla pietà e sull'ascesi, in ultima
analisi nient'altro che risvolti degli orientamenti, ancora
largamente dominanti, di matrice cristiana. Il volontarismo
pessimistico di Schopenhauer viene quindi ribaltato nella concezione
ottimistica del superuomo e nello slancio dionisiaco di chi intende
la vita come lotta per la supremazia. Tuttavia il volontarismo di
Schopenhauer fa capolino nella dottrina dell'eterno ritorno
(presente nell'opera gaia scienza e in un'altra opera, rimasta
incompiuta, intitolata proprio L'eterno ritorno), dove è evidente
l'azione di una forza cieca, necessitante, alla quale l'uomo è
subordinato. Tutto questo sembra essere la manifestazione di un
meccanismo universale cui nessuno può sottrarsi e tale da
condizionare la pretesa libertà del superuomo. C'è da dire che a
Nietzsche resta estraneo il problema teoretico e, in questo, la sua
filosofia sembra parallela a quella di Kierkegaard, in quanto
l'analisi filosofica viene indirizzata all'esistenza concreta del
singolo individuo, al significato di tale esistenza. Nietzsche ha
esercitato un'influenza non trascurabile su molti indirizzi della
cultura e della letteratura nell'Europa degli ultimi decenni
dell'800 e dei primi decenni del '900. Non dimentichiamo, ad
esempio, che, in Italia, D'Annunzio accolse nella sua opera
letteraria il mito del superuomo in cui si esaltano "volontà,
orgoglio e istinti". C'è da dire pure che la filosofia di Nietzsche
è stata strumentalizzata da alcune ideologie esaltanti la volontà di
potenza della nazione tedesca, come ad esempio il nazismo. Ma a
parte che in tanti suoi aforismi il filosofo tedesco si descrive
agli antipodi di ciò che saranno poi le credenze del
nazionalsocialismo, se è vero che la filosofia di Nietzsche, come
ebbe modo di dire il filosofo ungherese Lukàcs, si risolverebbe
nello smarrimento totale della razionalità, in realtà il filosofo
tedesco, distruggendo la presunta tirannide della ragione e della
morale tradizionale, avrebbe voluto pure scoprire i valori veri su
cui si regge l'esistenza umana: avrebbe voluto cioè liberare l'uomo,
che lui vedeva soggiogato dalla forza della ragione, dalla "morale
dei vinti" e dal peso della storia. Forse non si rendeva conto che,
così facendo, rischiava di smarrire la stessa realtà umana.
La complessità del pensiero di Nietzsche
Qual è il vero Nietzsche? Quello che di sé aveva detto: "io non sono
un uomo, sono una dinamite"? Cioè un pensatore essenzialmente
distruttivo della "cultura", dei miti laici del progresso, della
scienza, delle filosofie razionaliste, positiviste e storiciste? Il
filosofo del nichilismo, della negazione di tutti i "valori"? Oppure
il filosofo che del nichilismo ha fatto il punto di forza per
costruire un nuovo sistema di verità e di valori, una nuova
filosofia, centrata sui tre pilastri del Superuomo (Übermensch, ma
sarebbe meglio la traduzione "Oltreuomo"), dell'eterno ritorno e
della volontà di potenza? La filosofia di Nietzsche presenta una
molteplicità di spunti, sollecitazioni critiche, suggestioni, che
spiegano, da un lato, la difficoltà ad affermarsi nell'Ottocento,
nel clima intellettuale ancora permeato dalla cultura positivistica,
e, dall'altro, il grande successo che ha incontrato nel nuovo secolo
e ai nostri giorni. E una filosofia della crisi: crisi e sistemi di
valore, di credenze, di certezze. E una filosofia, al fondo,
irriducibilmente critica verso ogni atteggiamento di passiva
accettazione dell'esistente. In essa si mescolano spinte romantiche,
spunti positivistici e perfino una critica delle ideologie, una
strategia di "smascheramento" dei sistemi correnti di idee che
riporta a concreti bisogni umani e ricorda quella di Marx. E non a
caso, insieme ad anticipazioni geniali di impostazioni filosofiche e
scientifiche che si affermeranno successivamente (come quelle, ad
esempio, concernenti le patologie mentali o la conoscenza come
interpretazione) vi sono anticipazioni evidenti anche di talune tesi
delle principali correnti irrazionaliste, del nazionalismo e della
reazione antidemocratica di questo secolo.
Dizionarietto dei termini filosofici
Amor fati
Letteralmente 'amore del fato': è un sentimento di divina
accettazione della vita e dell'eternità, finalmente interpretate
nella loro innocenza, cioè nella loro mancanza di un qualsiasi
"peso" opprimente che possa spingere l'uomo a desiderare qualcosa di
diverso rispetto a quello che accade. Secondo alcuni autori, sarebbe
un attributo dell'Oltreuomo. Il concetto di amor fati è mutuato
soprattutto dall'Ethica di Baruch Spinoza e dallo straordinario
crescendo finale di "Fato", in Condotta di vita di Emerson.
Apollineo (spirito)
E un aspetto dell'antica civiltà greca, caro particolarmente ai
romantici, simboleggiato dal dio Apollo, emblema di misura ed
equilibrio, grazie al quale le arti figurative rappresentano le cose
in termini di plasticità e di armonica proporzionalità. Il suo
opposto è lo spirito dionisiaco.
Arte
Per Nietzsche è una manifestazione della 'Wille zu schaffen', la
volontà di creare - la volontà di disegnare un senso nelle cose, di
umanizzare il mondo. L'uomo creatore di valori, religioni,
convinzioni è per Nietzsche <<l'uomo che si fa artista>>
Cristianesimo
Per Nietzsche incarna la morale dei vinti e degli schiavi, mossi dal
risentimento verso ciò che è nobile e bello. Il cristianesimo non ha
mai amato la vita, auspicandone anzi una diversa, trascendente ed
opposta a quella vera. Invece, chi ama realmente la vita, non può
immaginarne una diversa da come essa è concretamente: proprio per
questo, affinché si affermi il superuomo, capace di respingere i
falsi valori morali che hanno finora imprigionato la sua libertà e
la sua creatività, è necessario annunciare la morte di Dio,
rovesciare i valori del cristianesimo che hanno finora imposto
all'uomo di rinunciare a sé stesso e alla sua vita.
Dionisiaco (spirito)
È un aspetto dell'antica civiltà greca, esaltato da Nietzsche,
rappresentato dal dio Dioniso, simbolo dell'energia vitale, della
sensualità, dell'ebbrezza di vita, in cui umanità e natura
convergono. Il suo opposto è lo spirito apollineo.
Eterno ritorno
Per Nietzsche, l'affermazione del superuomo, con la liberazione
dall'asservimento alla morale, non significa che la storia tenda
verso un fine che la trascende. Egli individua una circolarità nella
vita, per cui "tutto va", "tutto ritorna": "eternamente gira la
ruota dell 'essere". II superuomo deve prendere coscienza di questa
circolarità dell'esistenza. In realtà la pretesa libertà del
superuomo sembra condizionata da questo meccanicismo universale che
sottende la dottrina dell'eterno ritorno.
Morale
Il superuomo deve liberarsi da ogni morale che non significa altro
che l'asservimento alla volontà dei vinti e degli schiavi,
l'uccisione di ogni spirito vitale. È la "morale del gregge" quella
che finora ha imperato, costringendo l'uomo a rinunciare a vivere
pienamente la propria esistenza. Il superuomo si pone così al di là
del bene e del male, si colloca oltre l'uomo. Perfino Dio deve
morire per non costituire un limite alla riaffermazione della
libertà dell'uomo e della sua volontà di potenza.
Nichilismo
Letteralmente coincide con una condizione esistenziale nella quale
ogni valore metafisico viene a mancare, così come ogni finalità
teleologica. Nelle opere di Nietzsche, indica sia lo sfondo dietro
al quale ogni falsa realtà è stata ipocritamente eretta a principio
di verità, sia la condizione di decadenza della cultura occidentale
che, sotto l'influenza del cristianesimo, ha costretto l'uomo a
rinunciare alla sua vitalità, annullandosi in un Dio costruito sul
niente.
Razionalismo
È la dottrina di chi s'illude che la ragione possa essere uno
strumento di dominio e invece, per Nietzsche, non è altro che il
segno del decadimento. La ragione, fin da Socrate, ha avuto una
funzione mistificante, determinando l'asser-vimento dell'uomo a
valori che mortificano e inibiscono il suo desiderio di libertà, la
sua energia vitale, le sue capacità creative. Il vero carattere del
superuomo, di colui cioè che, annunciando la morte di Dio e
ponendosi al di là del bene e del male, riconquista la sua
autenticità e la sua libertà, è invece la volontà di potenza,
irrazionalità assoluta, tensione perenne, ansia di dominio.
Superuomo
Sul problema della traduzione di questo termine si veda il paragrafo
"Oltreuomo". È il più significativo mito della filosofia di
Nietzsche, simbolo dell'aspirazione dell'uomo a creare un tipo
superiore di umanità, capace di affermare la sua volontà di potenza
in modo libero da ogni asservimento morale. Così facendo, cioè
rifiutando qualsiasi trascendenza in nome della quale sarebbe
costretto a rinunciare a se stesso e alla vita, il superuomo può
entrare in una dimensione del tutto diversa da quella che finora ha
caratterizzato l'umanità, ben oltre il bene e il male, cioè ben
oltre l'uomo: una dimensione caratterizzata dal problematico, dalla
mutevolezza dei valori e dall'incertezza. Solo così, riscoprendo le
radici "dionisiache" della vita, può avvicinarsi all'innocenza del
divenire. Secondo alcuni autori, il superuomo sarebbe l'unica entità
in grado di sopportare il pensiero dell'eterno ritorno dell'uguale.
Il concetto del superuomo sarà anche quello su cui si fonderà il
pensiero di Adolf Hitler, il quale affermava che la sua "razza
ariana" fosse composta di soli superuomini, e che tali superuomini
avevano il diritto e il dovere di dominare tutti coloro che invece
non appartenevano a tale superiorità.
In realtà si tratta di un'erronea e strumentale interpretazione del
pensiero niciano autentico, secondo cui il raggiungimento della
condizione di superuomo è alla portata di qualsiasi individuo, e
consiste nella piena realizzazione della libera volontà individuale,
ottenuta attraverso l'affrancamento dalle paure e dai sensi di colpa
inculcati dalla superstizione. Secondo Nietzsche ogni individuo, che
ama fino in fondo ed incondizionatamente la vita e ne assapora in
modo "eroico" tutti gli aspetti, anche quelli meno piacevoli, può
andare "oltre" le angustie e le limitazioni insite nella condizione
umana, e diventare quindi un "superuomo", o, più esattamente, un
"oltreuomo". In questa continua tensione verso il superamento di
tutto ciò che è meschino e "plebeo" risiede la vera "nobiltà",
mentre, all'opposto, l'illusione che la speranza di una vita
ultraterrena possa essere fonte di consolazione alle miserie terrene
condanna gli uomini alla condizione di "schiavi" delle proprie
stesse paure, rendendoli quindi uomini "inferiori", senza alcuna
speranza di riscatto. Si tratterebbe quindi dell'antitesi fra una
nobile "esaltazione della vita" opposta ad una plebea (per quanto
"umana, troppo umana") "mistica della morte".
Vita
È la mutevole e problematica realtà, rappresentata e - per certi
versi - continuamente sfidata dalla volontà di potenza.
Volontà di potenza
È un principio "attivo" in netta opposizione alla morale corrente,
particolarmente a quella cristiana, morale degli schiavi e dei
servi, che induce a una condotta caratterizzata dalla pigra e
passiva accettazione di valori che si ritorcono contro la vita
perché miranti a livellare ogni qualità e a inibire le energie
personali. Può, secondo alcune interpretazioni, essere
caratteristica fondamentale del superuomo, di colui che, al di là
del bene e del male, è capace di "creare" il mondo. Ciononostante
viene dipinta dallo stesso Nietzsche come una caratteristica
naturalmente riscontrabile in qualsiasi essere vivente, specialmente
negli uomini 'artisti e creatori' che diedero un valore alle cose.
Secondo il filone esegetico heideggeriano, può essere pensata come
"l'intima essenza dell'essere", che sfugge a ogni tentativo
d'interpretazione razionale e che rende veramente l'uomo libero di
vivere la sua esistenza e di manifestare le sue capacità creative: è
importante notare come Nietzsche tentò di sfuggire
all'ontologizzazione della volontà di potenza. Per questa idea
Nietzsche ha probabilmente tratto ispirazione dal saggio "Potenza"
di Emerson.
Opere
Le sue opere più significative rimangono:
La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872)
Umano, troppo umano (1878 – 1879)
Aurora (1881)
La gaia scienza (1882)
Così parlò Zarathustra (1883 – 1892)
Al di là del bene e del male (1886)
Genealogia della morale (1887)
Il crepuscolo degli idoli
L'Anticristo (1888)
Ecce Homo (come si diventa ciò che si è) (1888).
Cronologia delle opere:
Aus meinem Leben, 1858
Über Musik, 1858
Napoleon III als Praesident, 1862
Fatum und Geschichte, 1862
Willensfreiheit und Fatum, 1862
Kann der Neidische je wahrhaft glücklich sein?, 1863
Über Stimmungen, 1864
Mein Leben, (La mia vita), 1864
Homer und die klassische Philologie, (Omero e la filologia
classica), 1868
Über die Zukunft unserer Bildungsantstalten
Fünf Vorreden zu fünf ungeschriebenen Büchern, 1872 :
I Über das Pathos der Wahrheit[1]
II Gedanken über die Zukunft unserer Bildungsantstalten
III Der griechische Staat
IV Das Verhältnis der Schopenhauerischen Philosophie zu einer
deutschen Cultur
V Homer's Wettkampf
Die Geburt der Tragödie, (La nascita della tragedia dallo spirito
della musica ovvero Grecità e pessimismo), 1872
Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia
nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873
Über Wahrheit und Lüge im aussermoralischen Sinn, (Su verità e
menzogna in senso extramorale), 1873
Unzeitgemässe Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876
Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano), 1878
Morgenröte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881
Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882
Die fröhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882
Also sprach Zarathustra, (Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti
e per nessuno), 1885
Jenseits von Gut und Böse, (Al di là del bene e del male. Preludio
di una filosofia dell'avvenire), 1886
Zur Genealogie der Moral, (La genealogia della morale), 1887
Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888
Götzen-Dämmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare
a colpi di martello), 1888
Der Antichrist, (L'Anticristo), 1888
Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è), 1888
Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti
processuali di uno psicologo), 1888
Der Wille zur Macht, (La volontà di potenza. Saggio di una
trasvalutazione di tutti i valori), 1901
Aforismi:
Le medesime
passioni hanno nell'uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo
e donna continuano a fraintendersi.
La donna è
stato il secondo errore di Dio.
Il cinismo è
la sola forma sotto la quale le anime volgari rasentano l'onestà.
Se i coniugi
non vivessero insieme i buoni matrimoni sarebbero più frequenti.
L'essere
confutabile non è certo la minore attrattiva di una teoria; proprio
per questo attira i cervelli più sottili.
Tutto ciò
che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.
Ciò che fa
l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli
altri non vedono.
Un uomo di
genio è insopportabile, se non ha almeno altre due qualità: la
gratitudine e la purezza.
Anche per i
più grandi uomini di stato fare politica vuol dire improvvisare e
sperare nella fortuna.
Ci si
sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità,
quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura.
Il mio tempo
non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.
Io sono
interamente corpo, e nient'altro; l'anima è soltanto una parola per
indicare qualche cosa che riguarda il corpo.
Ogni
abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro
ingegno.
Il futuro
influenza il presente tanto quanto il passato.
Tutto ciò
che è profondo ama mascherarsi; le cose più profonde odiano
l'immagine e la similitudine.
Tutto ciò
che è troppo stupido per essere detto può essere cantato.
Non la
forza, ma la costanza di un alto sentimento fa gli uomini superiori.
Ben poche
sono le donne oneste che non siano stanche di questo ruolo.
Meglio esser
pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui.
Quanto più
ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono
volare.
Non esistono
fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni.
Prima
dell'effetto si crede a cause diverse da quelle cui si crede dopo
l'effetto.
Di tutto
conosciamo il prezzo, di niente il valore.
Grazie alla
musica le passioni godono di se stesse.
Più uno si
lascia andare, più lo lasciano andare gli altri.
Bisogna
avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.
I medici più
pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta
arte di illusione il medico nato.
Ciò che noi
facciamo non viene mai capito, ma soltando lodato o biasimato.
Non
attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non
ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.
Una donna
può stringere legami di amicizia con un uomo, ma per mantenerla è
necessario il concorso d'una leggera avversione fisica.
Quando la
menzogna si accorda con il nostro carattere diciamo le bugie
migliori.
L'uomo deve
essere addestrato alla guerra. La donna al riposo del guerriero.
Tutto il resto è stupidità.
Tutti gli
uomini che facciamo aspettare a lungo nell'anticamera del nostro
favore vanno in fermentazione o divengono acidi.
Quando la
virtù ha dormito, si alza più fresca.
La nostra
vanità è più duramente offesa proprio quando è stato il nostro
orgoglio ad essere ferito.
L'immortalità
si paga cara: bisogna morire diverse volte mentre si è ancora in
vita.
Tutte le
cose che sono veramente grandi a prima vista sembrano impossibili.
L'enorme
aspettativa riguardo l'amore sessuale e la vergogna per questa
aspettativa rovinano sin dall'inizio alle donne ogni prospettiva.
Ci sono tre
principali gruppi di uomini: selvaggi, barbari inciviliti, europei.
Si odono
solo le domande alle quali si è in condizione di trovare una
risposta.
Senza musica
la vita sarebbe un errore.
L'amore è lo
stato in cui l'uomo vede le cose diverse da come sono.
Un pò di
salute ogni tanto è il miglior rimedio per l'ammalato.
Se si ha
carattere si ha anche una propria tipica esperienza interiore, che
ritorna sempre.
Meglio
essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.
La
familiarità del superiore irrita, perchè non può essere ricambiata.
Le
convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
Chi
raggiunge il proprio ideale, proprio con ciò lo oltrepassa.
Il
sentimento più penoso che ci sia è quello di scoprire che si è
sempre presi per qualcosa di superiore a quel che si è.
Il pauroso
non sa che cosa significa esser solo: dietro la sua poltrona c'è
sempre un nemico.
I pensieri
sono le ombre delle nostre sensazioni: sempre più oscuri, più vani,
più semplici di queste.
Che cosa
desideriamo noi vedendo la bellezza? Desideriamo di essere belli;
crediamo che a ciò vada congiunta molta felicità. Ma questo è un
errore.
É
prerogativa della grandezza recare grande felicità con piccoli doni.
La vita è
fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli
intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i
momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli.
Il miglior
scrittore sarà colui che avrà vergogna di essere un letterato.
Chi conosce
in profondità si sforza d'essere chiaro; chi vorrebbe sembrare
profondo alla moltitudine si sforza d'essere oscuro.
Una cosa
buona non ci piace, se non ne siamo all'altezza.
Il non
parlare mai di sé è un'ipocrisia molto distinta.
Temo che gli
animali vedano nell'uomo un essere loro uguale che ha perso in modo
estremamente pericoloso il sano intelletto animale: vedano ciò in
lui l'animale delirante, l'animale che ride, l'animale che piange,
l'animale infelice.
L'asceta fa
una necessità della virtù.
E' un giusto
giudizio dei dotti che gli uomini di tutti i tempi abbiano creduto
che cosa sia bene e male, degno di lode e di biasimo. Ma è un
pregiudizio dei dotti che noi adesso lo sappiamo meglio di qualsiasi
altro tempo.
Nella dorata
guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale
dell'invidia.
La donna non
è capace di amicizia, conosce solo l'amore.
Quanto più
già si sa, tanto più bisogna ancora imparare. Con il sapere cresce
nello stesso grado il non sapere, o meglio il sapere del non sapere.
Da quando ho
imparato a camminare mi piace correre.
Per chi è
solo, il rumore è già una consolazione.
Madre
dell'eccesso non è la gioia, ma la mancanza di gioia.
Io amo gli
uomini che cadono, se non altro perché sono quelli che attraversano.
Nella
vendetta e nell'amore la donna è più barbarica dell'uomo.
O
risplendente Sole, cosa mai saresti tu, se non ci fossi io, quaggiù,
su cui risplendere?
Chi scrive
aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria.
Nel vero
amore è l'anima che abbraccia il corpo.
Meglio è non
saper niente che saper molte cose a metà.
Fino a che
continuerai a sentire le stelle ancora come al di sopra di te, ti
mancherà lo sguardo dell'uomo che possiede la conoscenza.
L'amore
porta alla luce le qualità elevate e nascoste di un amante, ciò che
vi è in lui di raro ed eccezionale. Così trae in inganno su ciò che
in lui rappresenta la norma.
Non c'è
niente da fare: ogni maestro ha un solo allievo, e questo gli
diventa infedele perchè è destinato anche lui a diventare maestro.
Ciò che non
mi distrugge mi rende più forte.
Il modo più
perfido di nuocere ad una causa è difenderla intenzionalmente con
cattive ragioni.
La
sensualità affretta spesso la crescita dell'amore, così che la
radice rimane debole e facile da strappare.
Per troppo
tempo nella donna si sono nascosti uno schiavo e un tiranno. Perciò
la donna non è capace ancora di amicizia, ma conosce solo l'amore.
Il nostro
destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne
abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi
del nostro oggi.
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