Firenze il 4 luglio 1895 - Saint -
Tropez nel 1971.
"L'Avanguardia"
Nel 1909 si trasferì con la famiglia a Milano, qui collaborò alla
rivista "Letteratura" e frequentò i circoli dell'avanguardia, entrando
in contatto con
Boccioni e
Carrà. Nel 1914 il periodico
futurista "Lacerba"
pubblicò il suo Giornale + Strada - Parole in libertà. Durante la prima
guerra mondiale Campigli cadde prigioniero e fu deportato in Ungheria
nel 1916-18.
Parigi
Alla fine della guerra si trasferì a Parigi dove lavorò come
corrispondente per il quotidiano milanese "Corriere della Sera".
Benché
avesse già prodotto disegni durante la guerra, fu solo con l'arrivo
nella capitale francese che iniziò a dipingere.
Schemi geometrici
Le prime opere figurative applicavano schemi geometrici alla figura
umana, riflettendo l'influenza di
Pablo Picasso e Fernand Léger nonché
il purismo de "L'Esprit Nouveau". Campigli fu inoltre profondamente
colpito dall'arte egizia studiata al Louvre.
La prima personale
Nel 1923 allestì la prima personale alla Galleria Bragaglia di Roma. Nel
corso del quinquennio successivo le sue figure svilupparono un
portamento monumentale, con pose spesso stilizzate e membra intrecciate
in una solidità scultorea. L'importanza accordata all'ordine e alla
tradizione, l'aura di serenità ed eternità erano in linea con le istanze
postbelliche della ricostruzione e con il programma degli artisti di
"Novecento" con i quali Campigli espose regolarmente sia a Milano dal
1926-29 all'estero dal 1927-31.
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La Biennale di Venezia
A partire dal 1926 Campigli si unì agli "italiani di Parigi", insieme
con De Chirico,
De Pisis, Renato Paresce,
Savinio, Severini e Mario
Tozzi. Nel 1928 anno del debutto alla Biennale di Venezia fu
profondamente colpito dalla visita alla collezione etrusca del Museo di
Villa Giulia a Roma. Ruppe allora con il massiccio rigore dell'opera
precedente a favore di una superficie dai toni smorzati e dalle forme
schematiche e arcaicizzanti.
Un nuovo ciclo di opere
Nel corso di un viaggio in Romania, accompagnato dalla moglie Magdalena
Radulescu, avviò un nuovo ciclo di opere raffiguranti donne impegnate in
attività domestiche e agricole. Le figure erano distribuite in
composizioni asimmetriche e ieratiche, librate su una superficie dalla
tessitura ruvida, ispirata agli antichi affreschi. Queste opere
ricevettero un'accoglienza entusiastica da parte della critica in
occasione della mostra alla Galerie Jeanne Bucher di Parigi nel 1929 e
alla Galleria del Milione di Milano nel 1931. Negli anni Trenta una
serie di mostre personali a New York, Parigi e Milano decretò il
successo internazionale dell'artista.
A Milano
Nel 1933 Campigli ritornò a Milano dove si impegnò in progetti di vaste
dimensioni. Nello stesso anno sottoscrisse il Manifesto della pittura
murale di Sironi e dipinse l'affresco Le madri, le contadine, le
lavoratrici purtroppo distrutto per la V Triennale di Milano. Nel
decennio seguente ricevette altro commissioni: "I costruttori per la
Lega della Nazioni di Ginevra del 1937; "Non uccidere per il Palazzo di
Giustizia" di Milano del 1938; un enorme affresco 300 metri quadrati per
l'atrio, progettato da Gio Ponti, del Liviano di Padova del 1939-40.
Gli ultimi grandi successi
Dopo il divorzio nel 1939, Campigli sposò la scultrice Giuditta Scalini.
Insieme trascorsero gli anni della guerra a Milano e a Venezia,
dividendo in seguito il loro tempo tra Roma, Parigi e Saint-Tropez. Una
personale alla Biennale di Venezia nel 1948 presentò le sue nuove
composizioni: figure femminili inserite in complesse strutture
architettoniche. Negli anni Sessanta le sue figure si ridussero a segni
di colore in un gruppo di tele quasi astratte. Nel 1967 a Campigli venne
dedicata una retrospettiva al Palazzo Reale di Milano.
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