L'ARTE E LE
SOCIETÀ INDIGENE
È difficile individuare prospettive comuni
a un così vasto insieme di paesi. Noteremo soltanto come le pratiche
cultuali, il più tenace fondamento delle diverse individualità etniche,
siano servite a mantenere vive le tradizioni plastiche indigene, e come
lo sviluppo dell'arte narrativa, anche nell'area di diffusione delle
situle, così prossima a quella mediterranea, abbia ignorato le gesta
eroiche o divine della mitologia greco-etrusca.
L'ARTE DELL'EUROPA
OCCIDENTALE CELTICA NELL'ETÀ DEL FERRO (dal 750 a.C. alla nostra era)
A
partire dal V secolo a.C, con l'espansione demografica dei celti,
chiamati dagli autori antichi anche, indifferentemente, galli o galati,
la loro civiltà, che presenta caratteri omogenei e un'evoluzione
sincronica, si estende a tutta l'Europa occidentale transalpina,
raggiungendo nel IV secolo a.C. anche la pianura padana. Nel VII e VI
secolo a.C, essa è preceduta da una civiltà che presenta stretti
rapporti con le culture villanoviane d'Italia, e che è particolarmente
fiorente a nord dell'arco alpino, nella Francia orientale, in Svizzera,
nella Germania meridionale e in Austria: qui, nella regione di
Salisburgo, si trova il villaggio di Hallstatt a cui deve il suo nome. I
popoli appartenenti a questa civiltà erano anch'essi considerati come
celtici nell'antichità, e l'archeologia ammette anche oggi la fondatezza
di questa identificazione.
L'ARTE HALLSTATTIANA
Il repertorio di forme e decorazioni
geometriche dell'età del bronzo si evolve rapidamente a contatto con le
influenze mediterranee che un attivo commercio diffonde a nord delle
Alpi. L'ornamentazione conserva il motivo circolare a cerchi
concentrici, facile da stampare, e recupera motivi antichissimi, come le
combinazioni di losanghe e triangoli o le incisioni oblique a spina di
pesce, aggiungendo ad essi il motivo a scacchi mediterraneo. I migliori
risultati decorativi sono ottenuti dai vasai della Germania meridionale,
che per rendere i colori più vivaci ricorrono a tecniche sapienti quali
il grafitage, che da un nero profondo e lucido, o l'applicazione di
paste bianche all'interno delle decorazioni incise per creare effetti di
cammeo, o la pittura, che combina liberamente ai grafismi tutta una
tavolozza di bianchi, neri, marroni, rossi e ocra, senza dimenticare
l'incrostazione di materie colorate. I motivi zoomorfi a protome di
uccello o di bovino si integrano abilmente ai vasi per formare becchi o
anse, ma i vasi zoomorfi propriamente detti non raggiungono il
virtuosismo delle creazioni villanoviane.
Gli artigiani del bronzo hanno creato a cera persa numerose figurine
umane e animali, usate come ciondoli, fibule, applicazioni ornamentali,
immagini funerarie o votive, o come anse di recipienti. L'opera più nota
di questa abbondante produzione è il piccolo carro votivo o cultuale di
Strettweg (Austria). I prodotti di questo artigianato (vasi ed elmi), e
forse gli stessi artigiani, si diffondono ai quattro angoli dell'Europa:
l'elmo con le corna di Vixsoe (Danimarca) è un modello originario
dell'Europa centrale e conosciuto fino al Mediterraneo, come attestano i
piccoli bronzi sardi ricordati in precedenza. Gli orafi, sollecitati da
una ricchissima aristocrazia, sfruttano un tipo di decorazione
geometrica identica a quella utilizzata in ceramica (Collana di
Uttendorf, Austria), ma la Ciotola di Alstetten (Svizzera), ornata di
borchie che imitano la granulazione etrusca e la circondano di simboli
astrali e una processione di animali in fila, mostra anche come essi
sappiano interpretare i modelli di uno stile etrusco orientaleggiante.
Il fascino dei modelli mediterranei culmina a partire dal VI secolo a.C.
con le ricche suppellettili importate dalle tombe principesche (fra cui
il Cratere di Vix). A questa fase appartiene la straordinaria
testimonianza della Stele funeraria di Hirschlanden (Wurtenberg), a sua
volta legata allo schematismo rituale delle statue-menhir e alla
tradizione italica del Guerriero di Capestrano.
I GRANDI STILI
ORNAMENTALI ALL'EPOCA DI LA TÈNE
A
partire dalla fine del V secolo a.C, durante l'epoca di La Tene, gli
artigiani raddoppiano la loro attività, creando nuove forme di flaconi,
di urne e di bicchieri e, nell'arte dei metalli, una profusione di
oggetti rispondenti a varie necessità: armi (elmi, scudi, spade, lance),
stoviglie per banchetti, ornamenti per carri e bardature per cavalli,
gioielli d'oro o di bronzo (collane dette "torques", orecchini,
bracciali, fibule). Abbondanza e una sapiente esuberanza caratterizzano
la decorazione dell'epoca di La Tene.
La passione per lo stile decorativo vegetale mediterraneo introduce
allora nell'arte celtica (fine V - inizio IV secolo a.C.) motivi
derivati dai fregi di palmette e di fiori di loto, ugualmente ripetitivi
ma non altrettanto realistici nella rappresentazione di foglie, petali e
volute (Ciotola di Schwarzenbach, Palatinato renano). Questi motivi si
sviluppano dapprima in Germania, nel bacino del Reno, e nella Marna; in
Austria, al contrario, le componenti vegetali danno luogo a
intèrpretazioni geometriche a base di cerchi, archi ed èsse. Gli oggetti
più preziosi {Disco d'oro di Auvers, Val d'Oise) sono arricchiti da
incrostazioni di materie colorate (corallo, ambra, pasta di vetro).
Questo tipo di decorazione caratterizza il primo stile celtico.
L'intensa esperienza estetica che accompagna l'invasione dei celti in
Italia (a partire all'incirca dal 390 a.C.) contribuisce a formare una
decorazione vegetale evoluta in cui viticci, spire e intrecci, legati
fra loro in maniera continua, si allineano in fregi coprenti o si
combinano in figure complesse, sfruttando sapientemente le risorse di
simmetria o asimmetria. Numerose torques, come pure bracciali e foderi
di spada, sono decorati in questo modo. I riflessi delle incrostazioni
colorate sono più che mai in voga (elmi di Agris, Charen-te; di
Amfreville, Eure; di Canosa, Italia). A quest'epoca risalgono anche
bellissimi vasi dipinti. Questo stile, detto stile vegetale continuo o
stile di Waldalgesheim (località del Palatinato renano dove venne
scoperta una tomba principesca ricca di gioielli d'oro), corrisponde
alla grande fase di espansione celtica del IV secolo a.C.
I rilievi decorativi lavorati a sbalzo o a cera perduta si fanno sempre
più accentuati a partire dal III secolo a.C. Le spire si gonfiano,
appaiono trìsceli turgescenti, si moltiplicano grappoli e protuberanze,
spuntano borchie impreziosite da perline di vetro o grani di corallo.
L'influsso dell'oreficeria ellenistica, all'epoca caratterizzata da
gioielli sovraccarichi di piccoli fiori saldati e a volte smaltati, può
anche spiegare la voga, nell'oreficeria celtica, di una decorazione
brulicante di germogli e infiorescenze (Bracciale e torque di
Lasgraisses, Tarn; Torque di Fenouillet, Alta Garonna). Questa
ornamentazione costituisce lo stile plastico, una sorta di barocco della
decorazione a rilievo, in cui le complesse composizioni dello stile
vegetale continuo si disgregano in motivi separati e sempre più
astratti. Queste continuano tuttavia a sussistere nella decorazione dei
foderi di spada e si trasmettono all'arte celtica delle Isole
Britanniche, che continuerà a sfruttarne le risorse grafiche e plastiche
fino al principio del I secolo della nostra era.
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