I NUOVI CREATORI DI FORME E DECORAZIONI

Le novità nascono in primo luogo dall'arte
di levigare gli utensili di pietra: cambiano le forme, aumentano peso e
dimensioni. Sotto la spinta di esigenze funzionali, si è cercata l'armonia
dei volumi, delle proporzioni e delle linee, e si è giocato sugli effetti
luminosi creati dalla lucentezza delle venature minerali. Quest'arte umile
e quotidiana costituisce la base di quella dello scultore, e l'espressione
di un'esigenza di bellezza nell'astrazione delle forme e delle superfici.
Creatori sono anche i vasai e gli artigiani addetti alla lavorazione dei
metalli: questi ultimi si distinguono dai primi poiché l'arte di fare i
vasi era praticata anche a livello familiare, mentre bronzisti e orafi
formavano una casta di artigiani specializzati e mobili. Ma gli uni e gli
altri, eredi di forme dapprima create in pietra o argilla secca, legno,
vimine e pelli animali, potevano dare campo libero alla loro immaginazione
grazie alle proprietà della terracotta e del metallo. Malgrado la rozzezza
dei mezzi a disposizione (il tornio a volano, la cui rapida rotazione è
dovuta al movimento del piede, appare nell'Europa occidentale solo nella
seconda metà del I millennio a.C), i vasai seppero creare una moltitudine
di forme per tazze, bicchieri, flaconi, urne, giare, ed escogitare mille
procedimenti per decorarne la superficie. Questa viene ora levigata, ora
lasciata ruvida, e talvolta riceve l'applicazione di una patina lucida di
colore nero o grigio. L'ornamentazione dipinta compare solo in Sicilia
(motivi lineari in marrone o nero su fondo rosso o giallo) nell'età del
bronzo antico, con vasi che tradiscono l'influenza delle forme egee. La
decorazione è in genere ottenuta per incisione (più raramente per
escissione di figure geometriche) o con stampi di varia natura (dita,
unghie, bastoncini, pettini, bordi di conchiglie, cordicelle o punteruoli
più o meno elaborati). I motivi si ripetono, creando figure ordinate e
geometriche. Altre volte, infine, la superficie viene ornata con
l'aggiunta di borchie. La combinazione di decorazioni e tipi di forme
particolari è caratteristica dei singoli gruppi etnici, e permette di
seguire la loro migrazione o diffusione all'interno dell'Europa
occidentale. Le proprietà del bronzo e dell'oro offrivano agli artigiani
molteplici possibilità, che essi sfruttarono senza grande originalità per
fabbricare un vasellame destinato alle grandi occasioni, come i banchetti
dell'aristocrazia o le offerte cultuali, le cui forme imitano, affinandole
un poco, quelle del vasellame di terracotta. Il rinnovamento di forme e
disegni si manifesta al meglio nella fabbricazione di armi e utensili, con
tagli più lunghi, punte più acuminate e un alleggerimento dei volumi
rispetto a quelli degli oggetti in pietra. Nell'arte dei gioielli si è poi
dato libero sfogo al virtuosismo, adattando le loro forme alle parti del
corpo o dell'abbigliamento destinate a riceverli e ricercando combinazioni
astratte di linee e volumi. Ma anche in questo caso, elementi
apparentemente legati al metallo come volute, spirali, anelli ritorti
derivano senza dubbio da una tradizione ornamentale messa a punto
inizialmente con materie deperibili come le fibre tessili, il legno
lavorato a caldo o il vimine. I motivi ornamentali sono ottenuti sul
metallo per incisione, stampa o sbalzo. Si tratta di figure geometriche
diverse, linee di punti o di borchie, cordoni semplici o ritorti, oppure
di un motivo circolare costituito da più corde concentriche avvolte
attorno a una piccola borchia, in cui è inscritto un simbolo solare. Al
termine dell'età del bronzo, tale disco solare è rappresentato su un carro
tirato da un cavallo (Carro di Trundholm, Danimarca) o, più spesso, su una
barca stilizzata dalle estremità sollevate in forma di collo di cigno.
Osserviamo qui le vestigia di un culto solare diffusosi non attraverso il
Mediterraneo ma per la via danubiana e l'Europa
centrale.
LO SVILUPPO
DELL'ARCHITETTURA
Per architettura intenderemo semplicemente
la costruzione in pietra, a carattere monumentale, di edifici generalmente
esemplari e destinati a durare. Il fenomeno interessa tutta l'Europa
atlantica, la Danimarca e la Germania settentrionale, le regioni
mediterranee di Francia e Spagna cosi come la Corsica e la Sardegna. Due
sono le tecniche attestate: quella della costruzione in pietre secche con
volta a sbalzo e quella della costruzione megalitica (di poco posteriore
alla precedente) con lastre monolitiche poggiate orizzontalmente su
ortostati. L'architettura nasce inizialmente per il culto dei morti,
con l'edificazione di tombe collettive ricoperte da tumuli talvolta
giganteschi (IV millennio a.C). L'apogeo di questi monumenti funebri è
segnato dai dolmen, singoli o a galleria (allées couvertes), del III e II
millennio a.C. Contemporanei e non meno spettacolari sono i menhir e gli
allineamenti di menhir. il grande complesso di Carnac (Morbihan) si
estende per una lunghezza di 4 km e comprende circa 3000 menhir allineati.
Tali complessi avevano una funzione cultuale: si trattava di veri e propri
santuari. Quello di Stonehenge (presso Salisbury), eretto al principio
dell'età del bronzo su una necropoli collettiva del neolitico recente
trasportando i monoliti da una distanza di 230 km, era probabilmente un
tempio del Sole. L'ultima fase della costruzione risenti senza dubbio di
un'influenza micenea; il complesso rimase in uso fino all'epoca celtica.
Queste tecniche di costruzione, che richiedevano un notevole
spiegamento di mezzi, furono estese anche ad usi profani. Al tempo del
neolitico recente, nelle Orcadi, a Skara Brae, un villaggio fu costruito
"a grappolo" sotto un enorme tumulo di sabbia, letame e cenere sì da
resistere ai rigori del clima. Los Millares, presso Almeria, nella Spagna
sud-orientale, le cui tombe a tholos sembrano influenzate da quelle di
Micene, possiede un villaggio calcolitico fortificato che costituiva uno
dei grandi centri metallurgici dell'Europa occidentale. In Sardegna,
nel corso dell'età del bronzo, si edificarono fortezze, a volte circondate
da cinte megalitiche, le cui abitazioni sono simili a torri con piano
rialzato e volta a sbalzo (civiltà detta dei nuraghi). E se quasi ovunque,
nei villaggi, sussistono le capanne di pali di legno col tetto di rami e
le pareti ingraticciate, un desiderio di allineamento regola la loro
disposizione sugli assi principali di circolazione. Questa urbanistica
ante litteram, e le manifestazioni di architettura profana o religiosa,
accompagnano verosimilmente il consolidamento delle strutture sociali e lo
sviluppo delle prime forme complesse della loro organizzazione
politica.
SITUAZIONE
DELL'ARTE NEL NEOLITICO E NELL'ETÀ DEL BRONZO
Dopo la scomparsa praticamente totale dell'arte
paleolitica, l'epoca neolitica e l'età del bronzo l'hanno reinventata con
tecniche e basi completamente nuove. La capacità artigianale ha assunto un
ruolo fondamentale; nell'arte figurativa, lo schematismo si è sostituito
al naturalismo; la decorazione è astratta e geometrica. Le creazioni più
spettacolari sono quelle dell'architettura megalitica; il suo gigantismo,
tuttavia, vera sfida al tempo e agli uomini, non ha lasciato altro
retaggio che la tradizione delle tombe a tumulo, con conseguenze assai
minori, per la storia dell'arte successiva, di quelle dovute all'abilità
acquisita dagli artigiani della terracotta e del metallo.
L'ARTE DELL'EUROPA OCCIDENTALE MEDITERRANEA NELL'ETÀ DEL FERRO (dal
750 al 200 a.C.)
A partire dall'età del ferro, dalI'VIII secolo a.C,
questa parte d'Europa diviene un'area di espansione per i coloni
provenienti dal Mediterraneo orientale, fenici, greci e focesi. È in
Italia che le civiltà protostoriche ricevono le maggiori sollecitazioni,
sotto la spinta congiunta della colonizzazione greca e del progresso della
civiltà etrusca, essa stessa nient'altro che una variante occidentale
dell'ellenismo. Le civiltà mediterranee riabilitano il naturalismo
moltiplicando le rappresentazioni dell'uomo e dell'animale e introducendo
nella decorazione i motivi vegetali.
LA PENISOLA
IBERICA
A partire dal IV secolo a.C, si sviluppa presso i
grandi santuari delle regioni del sud-est spagnolo un'arte aristocratica
intrisa di influenze elleniche o puniche. Ad essa si deve una statuaria
votiva in pietra, a soggetto animale (cavalli del tempio di El
Cigarralejo, Murcia) o umano (Dama di Elche, Alicante; statue del
santuario di Cerro de los Santos, Albacete). In quest'ultima,
l'idealizzazione arcaizzante dei visi si unisce a un'atteggiamento solenne
e compassato, quasi ieratico. I gioielli e le pesanti stoffe degli abiti
sono trattati con enfasi e realismo. Negli stessi santuari troviamo anche
un'abbondante produzione di piccoli bronzi umani, spesso stilizzati. La
pittura vascolare attesta l'esistenza di un'arte più spontanea e vivace. È
realizzata con vernice bruna su fondo predisposto o copertura biancastra,
e presenta decorazioni animali o vegetali (in cui si riconoscono
reminiscenze dell'arte orientaleggiante del Mediterraneo) e personaggi
stilizzati, ora usati come motivo decorativo, ora integrati in
composizioni narrative. Il trattamento delle stoffe attesta a volte anche
in questa pittura lo stesso gusto del sontuoso che contraddistingue la
statuaria votiva.
LA
SARDEGNA
In questa regione, una civiltà pastorale e
guerriera, aggrappata ai suoi nuraghi, ha resistito alla colonizzazione
punica e ha continuato ad esistere fino alla conquista romana, essa stessa
combattuta con una resistenza secolare. In un'epoca che si fissa oggi fra
l'VIII e il VI secolo a.C, ma con lunghe sopravvivenze fino al III secolo
a.C, i santuari sardi hanno ricevuto l'omaggio di numerose figurine umane
in bronzo. Queste rappresentano arcieri, guerrieri armati di spada e
coperti dallo scudo, condottieri che incitano o pregano, lottatori, una
divinità femminile che regge un guerriero morto sulle ginocchia, un essere
soprannaturale con un elmo ornato da due lunghe corna, munito di due paia
di occhi e due paia di braccia che reggono due scudi. In questi piccoli
bronzi, lo schematismo si lega intimamente al realismo, i visi sono
impassibili, le pose sobrie e insieme solenni. È possibile rilevare
influenze lontane, orientali o occidentali, e alcuni dettagli
dell'abbigliamento si ritrovano nell'arte italica coeva, ma l'originalità
d'insieme di questa produzione non può essere tuttavia
minimizzata.
LA SICILIA E
L'ITALIA
Numerose sono in quest'area le civiltà risalenti
all'età del ferro; nella Penisola, esse appartengono per la maggior parte
a un vasto insieme detto "villanoviano", caratterizzato da una ricca
lavorazione dei metalli e da un fiorente artigianato della terracotta.
L'arte figurativa vi incontra ben presto un terreno favorevole. A partire
dalI'VIII secolo a.C, in un misto di incertezze formali e di stilizzazioni
in cui audacia e sicurezza si bilanciano pienamente, le rappresentazioni
dell'uomo e dell'animale hanno dato spunto a un gran numero di
metamorfosi, che vanno dall'astrazione dell'essere umano focalizzata sul
suo viso schematicamente geometrico (tali le maschere votive in bronzo di
Sicilia o quelle che cominciano ad antropomorfizzare le urne in Toscana,
come a Saturnia, in provincia di Grosseto), fino all'enigmatica parodia
della coppia suggerita dai cinocefali abbracciati dell'urna di
Pontecagnano (Salerno). Numerose sono le interpretazioni ornamentali
dell'uomo o dell'animale come anse di recipienti o manici su fianchi e
coperchio. Numerosi anche i recipienti in bronzo o in argilla, nient'altro
che un pretesto per creare un bestiario favoloso, ben diverso da quello
che le mode orientaleggianti cominciano a diffondere. È il caso del
piccolo carro bruciaprofumi dal corpo di uccello e le zampe e le teste di
cervo o di bòvide della necropoli di Monterozzi (Tarquinia); o deW'Askos
Be-nacci di Bologna, a forma di bovide-uccello, con l'ansa costituita da
un cavaliere con l'elmo e ricoperto da una decorazione stampata che
stilizza di volta in volta ali, piume o pelame. I vasai e gli artigiani
del bronzo, oltre a proseguire le creazioni fantastiche di tale
repertorio, creano anche un'arte narrativa ispirata alle celebrazioni
delle cerimonie cultuali. Un vaso di bronzo di Bisenzio (Italia, lago di
Bolsena) è ornato da una serie di figurine danzanti in processione rituale
attorno a un orso, che serve a sua volta da manico al coperchio (fine Vili
secolo a.C). Questa tradizione darà prova di una notevole vivacità; l'urna
di Montescudaio (Volterra, metà del VII secolo a.C.) presenta sul
coperchio una scena di banchetto funebre in cui un piccolo servitore
gesticolante serve il suo corpulento padrone, antenato degli obesi
etruschi, seduto davanti a una profusione di piatti. Sotto l'influenza
dell'arte etrusca, e assimilando formule plastiche orientaleggianti e
hallstattiane, questa tradizione si diffonde nell'Italia del nord, a
partire dal VI secolo a.C, nell'arte delle situle (sigilli di bronzo),
presenti anche in Austria e in una parte della ex Jugoslavia. In essa
sopravvivono, come copertura decorativa, motivi vegetali e animali
favolosi, stavolta tipici dello stile orientaleggiante, accanto a piccoli
personaggi riuniti in file, in processioni guerriere, religiose o
agricole, in banchetti o in gare di atletica: un mondo brulicante di
animazione e di vita, che unisce il realismo dei dettagli a una
stilizzazione convenzionale della figura. La separazione derivante
dalla presenza delle catene appenninica e alpina ha favorito sopravvivenze
isolate di quest'arte protostorica. Le stele funerarie liguri del VII e VI
secolo a.C. perpetuano la tradizione delle stele-menhir, e la statuaria
funebre monumentale italica del VI secolo a.C, — come la testa con elmo di
Numana (Italia, Ancona) o il Guerriero di Capestrano (id., L'Aquila) —
prende superbamente le distanze dal contemporaneo arcaismo greco-etrusco.
Come si è visto, le incisioni rupestri della Val Camonica continuano fino
all'epoca romana, così come, nei santuari del bacino dell'Adige, le
offerte di piccoli bronzi figurati e le tavolette votive perpetuano l'arte
delle situle.
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