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MOVIMENTI ARTISTICI:
Dagli anni Venti fino ai primi anni Quaranta in Italia, nei confronti
dell'arte, si ebbe un atteggiamento
sostanzialmente conservatore; gli esperimenti d'avanguardia del secondo
futurismo non rimasero altro che
tentativi. Tuttavia negli anni che seguirono la seconda guerra mondiale
il design italiano, l'architettura e il
cinema cominciavano ad assumere una dimensione internazionale. Le
infrastrutture delle arti visive però si
svilupparono ben poco; l'Italia era e rimane tutt'oggi un paese con
pochissime istituzioni delegate alla
diffusione e alla conoscenza dell'arte contemporanea, fatta eccezione
per la Biennale di Venezia. Gli artisti,
i critici e gli operatori del settore continuano, come in passato, ad
allinearsi ai partiti politici. Si dibatté
molto su quali fossero le strade migliori per risollevare le condizioni
morali del paese. Di nuovo si trattava di
conciliare le tendenze radicali con la tradizione. Pittori come
Renato Guttuso,
il cui realismo era sostenuto dal
Partito comunista, e scultori come Marino Marini e
Giacomo Manzù,
divennero famosi grazie al loro forte
senso della continuità con i modelli del passato.
Altri artisti trovarono nell'astrattismo la forma migliore di libertà
politica e creativa.
Lucio
Fontana a Milano,
Alberto Burri
a Roma ed Emilio Vedova a Venezia furono le figure
emergenti dell'esplosione creativa del
dopoguerra. Diversamente dagli informali europei gli italiani espressero
la loro estetica spirituale lavorando
soprattutto sulle diverse qualità dei materiali.
Fontana, ad esempio,
concretizzava il suo concetto di
spazialismo perforando la tela, alla ricerca di quei valori universali
che sembravano essere stati distrutti
dagli eventi catastrofici del 1943‐45. Gli spazi illimitati suggeriti
dalle sue opere ci riconducono alle
possibilità dinamiche del
futurismo e in particolare al precoce
astrattismo di
Giacomo Balla.
Quando comparvero agli inizi degli anni Cinquanta, i lavori di
Burri
erano caratterizzati da un estremo
radicalismo: il suo impiego di ruvida
tela di sacco e in seguito di
legno, ferro e
plastica, se a un primo
sguardo sembrava voler negare qualsiasi legame con la tradizione
pittorica, in realtà rappresentava una
continuazione del lavoro di Kurt Schwitters e avrebbe poi influenzato
artisti americani come Robert
Rauschenberg. Per quanto apparissero icone della civiltà industriale,
con l'andar del tempo le opere di
Burri
hanno rivelato una bellezza in cui è possibile intravedere valori
metafisici. Di nuovo l'Italia e il suo paesaggio
si sono rinnovati secondo un'immagine profondamente segnata dal senso
del tempo e dello spazio.
Piero Manzoni e Pino Pascali sono partiti entrambi dallo spazialismo di
Fontana e dalla matericità di
Burri,
combinando in modo ancora più radicale materia e metafisica. La loro era
una visione particolarmente
ottimista o ironica dell'arte, non priva tuttavia di un senso di
fatalità, uno stato d'animo che portò al
suicidio nel caso di
Piero Manzoni e Francesco Lo Savio: la contemplazione
dell'infinito fu per loro un peso troppo
grande.
Da queste posizioni si giunge a un'arte di rottura con i concetti
tradizionali di pittura e scultura.
Abbandonata la
metafisica, l'arte era ormai diventata semplicemente
l'oggetto di se stessa. Con Giovanni
Anselmo, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Jannis Kounellis, Mario Merz,
Giuseppe Penone e Gilberto Zorio il
concetto di arte si è allargato sfidando le convenzioni dello spazio
nelle gallerie e nei musei, come avevano
fatto i futuristi oltre mezzo secolo prima.
Germano Celant ha assegnato a questo clima artistico un nome molto
appropriato: arte povera. Un'arte che
utilizza materiali molto semplici per organizzare memorie e
associazioni. Come
De Chirico, questi artisti
isolano l'oggetto, non sulla tela, ma nello spazio, dentro una galleria
o fuori, all'aria aperta, conferendogli
una significanza poetica e mitologica, quasi arcaica. L'operare
artistico si esprime in una dimensione
personale, autobiografica, come oggettivazione di immagini illusorie,
come veicoli di poesia e ambiguità.
Movimenti analoghi esistono anche nel resto d'Europa, soprattutto in
Germania. Joseph Beuys (che ha
influenzato profondamente la recente arte italiana) concepiva l'arte
come riforma sociale e rivelazione.
Oggetti e materiali di uso quotidiano assumevano un valore di
testimonianza nell'intento di sviluppare la
coscienza dell'osservatore e di renderlo consapevole della natura
spirituale e materiale del mondo
circostante. "Lo spazio dell'Europa è molto differente da quello degli
americani", diceva Pino Pascali, "più
che appartenere all'azione appartiene alla riflessione sull'azione." Norman Rosenthal
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